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IL VIZIETTO FIORENTINO

IL VIZIETTO FIORENTINO

Firenze era famosa, nel periodo rinascimentale, per il costume libertino dei suoi abitanti, che, traviati dall’ opulenza raggiunta dalla loro città, si erano dati ad ogni forma di vizio e di comportamento licenzioso.

I vizi stigmatizzati in maggior grado dalla Chiesa erano naturalmente quelli di natura sessuale che, per loro natura, sono i più difficili da domare. Firenze, però, raggiungeva l’ apice della notorietà per la pratica della sodomia, che in tale città veniva praticata in maniera estremamente diffusa. Firenze divenne in breve la città per antonomasia in cui si praticava la sodomia, tanto che i tedeschi finirono per appellare “Florenzer”, ossia “fiorentini” tutti i pederasti, mentre i francesi indicavano la sodomia come “vizio fiorentino“.

Particolarmente numerosi e piacevoli sono gli aneddoti riconducibili alla pratica della sodomia a Firenze. A proposito di tale “peccato innominabile”, come veniva bollato dai preti, il celebre predicatore Bernardino da Siena avvertiva i cittadini, nel 1427, che era molto più pericoloso mandare mandare in giro i figli che le figlie, a motivo del rischio di rapimento da parte dei pederasti. In molti, poi, avevano interpretato la devastante alluvione del 1333 come un castigo divino inviato a causa del “vizio nefando” che si praticava in città.

Veramente numerosi sono gli episodi di sodomia registrati e sanzionati dalle autorità, riportiamo, quindi, solo un caso particolarmente ironico: il 22 maggio 1432, risultava agli Ufficiali della Notte (corpo di polizia equivalente alla moderna “Buoncostume”) che il quattordicenne Francesco di Giovanni, figlio di uno scardassiere e garzone nella bottega del barbiere Niccolò Chini in Piazza Santa Trinita era stato sodomizzato dal settantenne Doffo di Nepo degli Spini, nel vicino palazzo dell’ illustre casata. Paradossalmente, Doffo era stato il gonfaloniere di giustizia sotto la cui amministrazione era stato creato l’ Ufficio della Notte, per il contrasto della prostituzione e della sodomia.

Tra i personaggi celebri “colpevoli” di usare carnalmente con giovinetti, troviamo alcuni dei nomi più in vista della Firenze rinascimentale: primo fra tutti Leonardo da Vinci; ed in sua compagnia anche Sandro Botticelli e l’ insigne scultore Benvenuto Cellini; coinvolti in casi di sodomia furono anche il poeta Luigi Pulci ed Angelo Poliziano, precettore dei figli del Magnifico. Merita ricordare che tutti quanti, in un modo o nell’ altro riuscirono, grazie alla protezione di personaggi di potere, a sfuggire alle grinfie della giustizia. Come succede in ogni paese ed in ogni tempo, la giustizia non è uguale per i poveri come per i ricchi e potenti: a conferma di questa affermazione, basti ricordare che, dei 76 patrizi fiorentini accusati di essere “attivi” nei rapporti omosessuali, ne furono condannati cinque, di cui tre della stessa famiglia Rucellai.

La più grande curiosità circa la pratica della sodomia in Firenze è però questa: dato che le troppe condanne minavano il buon nome della città, cosa fecero i fiorentini? Ebbene, non potendo estirpare la causa, cancellarono l’ effetto: così, il 29 dicembre 1502 fu deciso di abolire la magistratura speciale degli Ufficiali di Notte. Geniale, no? Senza più gli Ufficiali di Notte non ci sarebbero più stati clamorosi casi di condanne per sodomia!

Si deve osservare, in conclusione, che Firenze si dimostrò all’ avanguardia anche per quanto riguarda la tolleranza delle pratiche omossessuali. Terreno fertile avrebbe trovato, alla cacciata dei Medici nel 1494, un frate domenicano di Ferrara, ardente predicatore e fustigatore del malcostume e del vizio: Girolamo Savonarola.