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Sagrestia Vecchia e Cappella Pazzi: il mistero della volta stellata

Cielo astrologico nella Sagrestia Vecchia di San Lorenzo

L’Emisfero celeste dipinto dal Pesello nella cupoletta della scarsella della Sagrestia Vecchia progettata per i Medici dal Brunelleschi.

Questa di oggi non è solo una curiosità ma anche un mistero e, vi anticipo subito, un mistero ad oggi insoluto. Riguarda un particolare affresco, raffigurante una volta stellata, che è riportato identico in due distinti monumenti della storia fiorentina: la Sagrestia Vecchia in San Lorenzo e la Cappella Pazzi presso Santa Croce.

Non si tratta di due affreschi soltanto simili, bensì effettivamente identici: la volta di ciascun edificio riporta la medesima configurazione astronomica del firmamento, identificata da costellazioni che presentano la stessa collocazione reciproca.

Ora, una specifica configurazione della volta celeste consente di identificare con precisione il momento esatto della storia cui l’affresco si riferisce. Abbiamo quindi tre enigmi in uno:

  1. quale momento storico è identificato dalla specifica disposizione astrale raffigurata
  2. a quale avvenimento storico, avvenuto in quella data, fa riferimento
  3. perchè lo stesso affresco è riprodotto in entrambi i luoghi sacri

Andiamo per ordine. Gli studi effettuati in occasione degli ultimi restauri (eseguiti fra il 1984 ed il 1989) hanno dimostrato che il dipinto nella cupoletta della Sagrestia Vecchia rappresenta il cielo astrologico visibile su Firenze nel giorno 4 luglio 1442.

L’unico episodio di particolare rilievo che si registra in tale data a Firenze, è l’arrivo di Renato d’Angiò, spodestato dal trono del Regno di Napoli dall’usurpatore Alfonso d’Aragona, e giunto per trovare sostegno negli aiuti militari fiorentini. Ed è certamente l’ipotesi più accreditata e verosimile il fatto che l’affresco astronomico si riferisca a questo particolare evento.

Ma perchè il medesimo è replicato identico nei due monumenti? Per rispondere, bisogna prima pensare a chi sono i patroni dei due edifici sacri: mentre la Sagrestia Vecchia, come tutti sanno, venne eretta per volontà e con i quattrini dei Medici, la Cappella di Santa Croce venne fatta costruire dalla famiglia Pazzi. I Medici vollero immortalare il prestigioso evento probabilmente in qualità di “famiglia regnante”: già dal 1434 infatti, i Medici erano di fatto la famiglia egemone sulla città di Firenze. Rappresentare nella Sagrestia Vecchia il momento della venuta di un Re aveva probabilmente lo scopo di suggerire implicitamente che i Medici erano a Firenze i “pari grado” degli Angiò, quindi i regnanti, sebbene soltanto “di fatto”.

Un pò diverso il discorso per i Pazzi. Tale famiglia intratteneva con gli Angiò strettissimi rapporti di amicizia e di favore: basti ricordare che, in occasione della sua venuta a Firenze del 1442, Renato d’Angiò aveva tenuto a battesimo il figlio di Piero Pazzi, cui venne imposto per l’appunto il nome di Renato.

In generale, la duratura amicizia fra gli Angioini e la città di Firenze è testimoniata anche dalla successiva campagna militare guidata dallo stesso Renato (1453-1455) in aiuto dei fiorentini contro la lega fra Veneziani e Aragonesi.

Nel tempo si è immaginato, forse non a torto, che questa curiosa coincidenza dell’identico affresco della volta stellata costituisse una sorta di velata manifestazione di antagonismo dei Pazzi nei confronti dei Medici: quasi che i primi avessero voluto rivendicare, riappropriandosi della mappa astronomica (quella della cappella Pazzi risale infatti attorno al 1455, una dozzina di anni dopo rispetto a quella di San Lorenzo) il rapporto privilegiato che intrattenevano con il regnante angioino, e forse anche il diritto a rappresentare la famiglia più importante di Firenze.

Non è dunque escluso un movente di rivalità fra potenti famiglie fiorentine, in cui immaginare i Pazzi che mal tolleravano la supremazia medicea. Principale indizio a sostegno di questa tesi resta la celeberrima congiura dei Pazzi consumata proprio a danno dei rampolli di casa Medici pochi anni più tardi, nel 1478.

I due affreschi di cui ho parlato sono identici in tutto tranne che, come accennato, per la data di esecuzione e per le dimensioni (nella Cappella Pazzi l’affresco è di dimensioni minori, sebbene identico nelle proporzioni). Quello che stupisce di quest’opera d’arte, ancora dopo tanti secoli, è l’abilità profusa nel riprodurre in maniera così precisa il cielo astronomico della data voluta. Sembra che l’Emisfero celeste della Sagrestia Vecchia (il primo in ordine cronologico) dipinto da Giuliano d’Arrigo detto il Pesello, sia stato eseguito seguendo le precise indicazioni dell’astronomo Paolo dal Pozzo Toscanelli, amico di Brunelleschi, che aveva progettato della cappella.

Gli affreschi furono realizzati con materie di particolare pregio: oro e chiaroscuro per le costellazioni che spiccano sull’azzurrite utilizzata per colorare la volta celeste.