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Uno “svarione” del Vasari: Domenico Veneziano ucciso da Andrea del Castagno

Dettaglio dall'Ultima Cena di Andrea del Castagno

Dettaglio dall’Ultima Cena di Andrea del Castagno: è forse per via del disegno aspro e spigoloso che fu attribuito ad Andrea un temperamento sanguigno, capace di giungere all’omicidio di un rivale quale il Veneziano

Sull’imprecisione delle notizie contenute nelle Vite del Vasari, mi sono intrattenuto spesso in questo blog. Di solito si tratta però di piccole imprecisioni e non, come in questo caso, di un vero e proprio “svarione”: secondo l’aretino, infatti, il celebre pittore Domenico Veneziano sarebbe perito per mano dell’altrettanto celebre Andrea del Castagno, quando invece risulta storicamente accertato che il pittore di origine veneta sopravvisse ad Andrea di quattro anni.

Secondo quanto riportato dal Vasari, Andrea e Domenico erano amici fraterni. Andrea del Castagno sarebbe stato però, sempre a detta del Vasari, un uomo particolarmente invidioso, talchè ogni giorno che passava si rodeva internamente vedendo che il Veneziano prima lo raggiungeva nei meriti artistici e poi lo superava. Dimodochè, l’originaria amicizia fraterna si tramutò nel tempo in viscida dissimulazione dell’enorme invidia che montava dentro il maestro toscano.

Per un certo tempo Andrea riesce a mascherare il suo perfido sentimento nei confronti di Domenico, ed anzi si mostra ipocritamente sollecito e carezzevole nei confronti dell’evoluzione artistica dell’amico, in modo da carpirgli i migliori segreti della sua arte.  Nella sua tendenza verso il favoloso, come al solito, il Vasari arriva a dire che Andrea del Castagno si finse amico di Domenico per poterne cavare il segreto della pittura a olio, allora sconosciuta a Firenze, dopodichè progetta di assassinarlo, in modo da dare libero sfogo alla rabbia lungamente covata e da rimanere l’unico depositario del prezioso segreto.

Narra il Vasari che Andrea del Castagno, il quale conosceva a menadito gli orari del compagno, si apposta dietro il cantone che il Veneziano doveva svoltare per arrivare a casa, munito di due piombi. Quando Domenico arriva, glieli crolla sul capo, e glielo spacca. Non contento, quando gli recano notizia della morte del Veneziano, riesce a profondersi, da quell’uomo malvagio che era, nei più disperati atti di dolore, in modo da non destare sospetti. Soltanto molti anni dopo, dice il Vasari, Andrea del Castagno confessa l’omicidio dell’amico e collega in punto di morte.

In realtà, sappiamo per certo che Domenico Veneziano morì successivamente al suo “presunto assassino”. Il celebre aneddoto riportato dal Vasari è certamente di fantasia perchè le date di morte dei due pittori risultano con precisione dai registri mortuari dell’epoca. Quanto ad Andrea del Castagno infatti, risulta nel Libro dei Morti tenuto dall’Arte de’ Medici e degli Speziali (sorta di anagrafe dei defunti dell’epoca): “Adì 19 agosto 1457 – p. Andreino pittore riposto ai Servi“: la “p” dopo la data di morte indica probabilmente in maniera abbreviata la causa di morte (p = peste). Andrea morì dunque di peste nel 1457 e fu sepolto presso la Basilica della Santissima Annunziata (che è appunto la chiesa della Congregazione dei “Servi di Maria”). Domenico, per contro, muore il 15 maggio 1461, come risulta dal registro della chiesa di San Pier Gattolino.

Da cosa deriva allora l’episodio di fantasia riportato dal Vasari? Ci viene in aiuto in proposito l’erudito e storico dell’arte Gaetano Milanesi (Giornale storico degli archivi toscani): l’eminente studioso opina che il racconto vasariano sia nato dalla tradizione alterata di un fatto veramente accaduto all’epoca di quei due artisti. E questo fatto sarebbe che, nel 1448, un certo Domenico di Matteo, pittore, fu aggredito ed ucciso da un suo nemico. E sembra che quel suo nemico fosse appunto quel tale Andrea di Matteo, pittore, morto anch’esso nel 1457 come il più illustre Andrea del Castagno, oppure un altro Andrea, morto talmente povero nel 1472, che fu seppellito per carità. Così nel tempo, la tradizione avrebbe attribuito ai due celebri artefici la vicenda intercorsa fra due oscuri pittori dello stesso nome e vissuti più o meno nello stesso periodo.